07 luglio 2021

Riepilogo delle Letture Invernali 2021

 Ho letto talmente poco quest'anno, che i post delle letture mensili hanno perso il loro senso. Quindi eccoci qui con le letture fatte durante Gennaio, Febbraio e Marzo 2021.





Devo riconoscere che questo 2021 non è stato clemente con me. Sono successe tante cose e non necessariamente belle. Ho ricevuto tante batoste e poche soddisfazioni, ma alla fin fine sono qui. Sopravvissuta apposta per raccontarvi delle mie letture, tutte piuttosto mediocri.

Non l’ho fatto apposta, non ho messo standard bassi per poter avere una pausa dall’università, il lavoro, la mia vita e me stessa. Sapete che sono una lettrice piuttosto esigente e questo non cambia nemmeno nei momenti di stress e di crisi esistenziale.

Pertanto, ci sono solo due libri che hanno meritato cinque stelle, tra quelli di cui vi andrò a parlare tra poco. Mettetevi comodi, prendete una tazza di tè freddo e qualche snack, perché io cercherò di essere breve ma sappiamo tutti che il dono della sintesi non mi è stato fatto, a suo tempo.

  


Gennaio è stato un mese disastroso. Ho letto solamente Quei Giorni a Bucarest, un romanzo di formazione, Young Adult e Contemporary scritto da Stefan B. Rusu e made in Romania che tratta di tematiche LGBTQ+ in un contesto storico vecchio trent’anni.

In linea generale ho apprezzato la storia e i protagonisti. Ho apprezzato il fatto che sul finale mi avesse lasciato l’amaro in bocca e, a modo suo, nonostante lo stile fosse per me un po’ ostico, mi ha fatto sperare in qualcosa di positivo per i protagonisti.
Quello che mi ha impedito di dare un voto più consistente è stato il capitolo conclusivo, che secondo me ha messo i protagonisti in una posizione fuori dal loro personaggio e ha vanificato un po’ tutta l’atmosfera e il messaggio generale della storia.

I protagonisti sono abbastanza self-destructive, nel loro privato. Rusu ci guida nel loro intimo in un romanzo di pochissime pagine, che si leggerebbe in una giornata se solo la pesantezza della loro situazione, della cultura e della mentalità della cittadina in cui vivono non gravassero così tanto sul lettore. Ed è un pregio, sia chiaro. Stefan B. Rusu è in grado di raccontare la sua terra natale e cosa si agita nell'animo di qualcuno che sta percorrendo la strada della scoperta di sé con maestria e in modo realistico, concreto. 
I suoi protagonisti sono umani, tridimensionali e antieroi, che cercano di dare una svolta alla loro vita e di abbracciare la loro vera natura, ma falliscono per una serie di circostanze che non dipendono da loro e che li annichiliscono. È un ritratto di una gioventù schiacciata e terrorizzata che merita di essere osservato e contemplato, perché in questo breve romanzo del 2010 che racconta di una realtà lontana nel tempo di ormai trent’anni, c’è molto di odierno.

Credo che nonostante tutto, sia un romanzo senza tempo, crudo e importante, che chiunque dovrebbe leggere se dovesse ritrovarselo tra le mani.

 


 Febbraio è stato di gran lunga il più produttivo dei tre mesi. Ho letto quattro libri, ma ne ho salvati solo un paio, rivelatesi essere le mie letture da cinque stelle dell’anno. Dubito che riuscirò a trovarne altre, considerando quanto questi due titoli abbiano alzato gli standard, ma andiamo con ordine.

 

Innanzitutto, ho letto A Complicated Love Story Set in Space del mio adorato Shawn David Hutchinson, che però si è rivelata una delusione.

Ho odiato i protagonisti, tutti, e ho trovato la storia dapprima molto confusa e poi inverosimile. Non mi è bastata nemmeno la spiegazione nel finale, perché comunque molti degli avvenimenti hanno continuato a non avere senso e a essere davvero ridicoli.
I protagonisti sono immaturi e piagnucoloni, non sono affatto cresciuti né cambiati e li ho trovati molto piatti. Non c’è stato alcun character arc, bensì una linea piatta che non si è mossa nemmeno quando ci sono stati gli eventi cardine della storia.
Diciamo che l’idea era buona, ma penso che questa volta Hutchinson abbia cercato di fare un po’ troppo, di mettere troppa carne al fuoco e ha finito per bruciare tutto. Spero comunque che il suo nuovo romanzo sia all’altezza dei precedenti, considerando che è uno degli autori Young Adult che tratta di tematiche legate alla sfera Queer e a quella della mental health in modo rispettoso, consono e originale.

 

Ho poi letto Tony Nessuno di Andrés Montero che ha scoperto il mio bookish husband, Sebastiano e che è diventata una delle letture migliori dell’anno.


A tema circo, è un retelling di Le Mille e una Notte. Ruota attorno al personaggio di Shahrazād, che vuole trovare il suo posto nel circo e che allo stesso tempo cerca in qualche modo di fuggire dalla prigione che quel posto rappresenta per lei. Narrare le storie trovate in un libro che lascia un giorno un uomo, assieme a un bambino che non parla, diventa il suo lasciapassare. Il bambino, una volta cresciuto, diventa la sua àncora.
Se solo la realtà fosse diversa, questa sarebbe una storia allegra e Shahrazād avrebbe un destino differente. Purtroppo però la realtà non è sempre clemente e Montero si preoccupa di ricordarlo al lettore, mostrando il lato più oscuro e ingiusto del circo tra le righe di questo volumetto microscopico, che però porta con sé una storia dura, cruda e forte.
L’ho amato alla follia.

 

Discorso diverso per The King of Crows, l’ultimo libro della saga di The Diviners di Libba Bray.

Volevo amarlo, davvero. Volevo amarlo con tutta me stessa. Volevo piangere e arrabbiarmi, volevo sentire il brivido che ho provato quando ho letto il resto della tetralogia, ma no. Perché mai dovrei meritarmi un capitolo conclusivo decente quando in ballo c’è una delle saghe migliori di sempre?
Purtroppo questo ultimo capitolo è stato lungo, senza ragione né necessità. Libba Bray ha allungato il brodo talmente tanto che a un certo punto ho iniziato a cancellare pezzi della storia dalla mia mente  perché non portavano nulla all'arco narrativo principale. Sono per la maggior parte capitoli filler ingiustificati e insensati, e molte domande e questioni aperte nei volumi precedenti non trovano risposta. L’autrice ha poi incentrato il tutto attorno a personaggi di cui non mi è mai interessato nulla, quindi non mi ha dato chissà quali feels. Gli altri, invece, li ha distrutti e drasticamente ribaltati.
Sam si è rammollito un pochino, Evie è diventata ancora più petulante, Henry è passato in terzo piano e la sua storyline, una delle più importanti assieme a quella di Ling in termini di rappresentazione, è andata svanendo pian piano. E se fosse stata rimpiazzata con la grande battaglia e il grande cattivo, non avrei avuto niente da dire! Ma non è successo.
Quindi insomma, una mezza calzetta di lettura, ed è un peccato, perché i primi tre capitoli sono spettacolari e assolutamente ben scritti.

 

Infine, Febbraio si è concluso con un altro cinque stelle, ossia Biancaneve nel Novecento, di Marilù Oliva.


Non sapevo cosa aspettarmi perché l’avevo visto in un unboxing di chibiistheway e mi ricordo di aver fatto uno screenshot veloce al libro senza nemmeno guardare la trama. L’ho praticamente acquistato a scatola chiusa e l’ho letto appena è arrivato.

È un romanzo storico ben scritto, molto pesante e crudo. Sono rimasta sorpresa dallo stile dell’autrice, che è molto nudo e diretto, ma comunque molto scorrevole e in grado di catturare e di tenere il lettore ancorato alla storia. Le protagoniste sono tutt’altro che eroine e personaggi positivi, ma il bello di questo libro penso che stia proprio in loro, Bianca e Lili. La storia è intensa e la si percepisce nelle ossa ed è qualcosa che rimarrà con il lettore anche a lettura conclusa.
È un libro stupendo, che tutti dovrebbero leggere e che mostra la fragilità dell’essere umano, ma anche la sua forza senza troppi fronzoli o giri di parole.

  

Marzo invece è stato un mese un po’ rocky. Ho letto tre romanzi, e nessuno ha particolarmente spiccato.


Let’s talk about Love di Claire Kann è stato un regalo che avrei davvero tanto voluto amare e apprezzare, ma che si è rivelato essere il manifesto dell’asessualità stereotipata e piena di pregiudizi.


Questo romanzo mi ha fatto una rabbia indicibile, soprattutto quando ho visto la rappresentazione asessuale che ne fa l’autrice. Ho cercato recensioni per capire se fossi io che, da novellina nel campo in questione, non avessi capito una ceppa di niente. Poi mi sono confrontata, ho letto pareri di altre persone che, come me, si identificano nello spettro asessuale e ho trovato un po’ la storia dietro il processo di pubblicazione di questo libro. Sono inorridita e ho deciso che no, questo libro non mi avrebbe rappresentata, né ora né mai.
Vorrei parlarvene in modo più approfondito qui sul blog, ma ogni volta che ci penso mi sale una rabbia incontenibile, quindi penso che per un po' lascerò perdere. Non voglio fare una recensione piena di pessime parole solo perché mi sono fatta prendere da cosa ho provato. Voglio potervi portare un contenuto oggettivo e scritto a mo' di riflessione, ma per quello c'è bisogno di tranquillità e oggettività che al momento non possiedo.
Se volete sapere qualcosa di più, trovate la mia recensione breve, un'anteprima un po' più articolata del pensiero in questione qui su Instagram.

 

Una piccola gioia l’ho avuta leggendo The House in the Cerulean Sea, super-acclamato romanzo di TJ Klune che mi aspettavo avrei odiato con tutta me stessa, ma che in realtà ha finito per piacermi un botto.


Ho adorato Lucy e Theodore
, che prima o poi adotterò perché siamo anime gemelle, e ho apprezzato un sacco tutti gli altri protagonisti, che si sono fatti strada piano piano nel mio cuoricino di pietra. Ho adorato le loro storie, la loro evoluzione e il mondo di cui ci racconta Klune, che non è pronto ad accettare la diversità ma che allo stesso tempo deve trovare il modo per liberarsi da certe catene.
Dopotutto, il futuro è dietro l’angolo e adattarsi, sopravvivere, imparare e capire è sempre segno di maturità e di un percorso di crescita che magari non sarà semplice, che magari sarà tortuoso, ma che porterà ognuno sulla strada giusta.

Mi ha riempito il cuore di affetto e di positività, mi ha fatto ridere e mi ha commossa un pochetto. Però il finale è stato tirato troppo per le lunghe e questo ha penalizzato il voto, impedendogli di ricevere le cinque stelline che altrimenti avrebbe meritato.

 

Ultimo libro di cui vi parlo è La Città Incantata - Al di là delle Nebbie di Sachiko Kashiwaba. È il libro da cui è stato tratto il film d’animazione di Studio Ghibli con lo stesso titolo, ma la storia è completamente differente.

Mi ha sorpresa piacevolmente, seppur non mi abbia toccata troppo. Ho realizzato che entrambe le storie, di libro e film, sono valide e a modo loro sensate e portatrici di insegnamenti importanti.

Non penso che sia stato un libro che mi abbia cambiato la vita come invece è stato per il film, ma è stata una lettura leggera e piacevole, un po’ buffa anche, quindi lo consiglio assolutamente.
Però c’è da tenere in conto che il film è drasticamente diverso, che prende solo il concept base del libro (la pensione per gli spiriti del folklore giapponese e una bambina che va a lavorare per l’estate) e lo cambia completamente. Quindi questa lettura è da affrontare unbiased, senza fare continuo riferimento all’opera animata, altrimenti rischiate di perdervi la positività e la leggerezza dell'esperienza di lettura.

 

 


Per concludere, queste sono state le letture dei primi tre mesi del 2021. Come vedete pochi alti, diversi bassi e molti meh. Chissà, forse quest’anno sarà più semplice stilare la classifica dei libri migliori e peggiori!

Voi fatemi sapere nei commenti se avete letto qualcuno di questi. Nel mentre io vi saluto e vi ringrazio per essere arrivati fin qui. Alla prossima!

 

Sam.

 




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