01 luglio 2020

Quando il passato torna a bussare alla porta — Book Review #15

Questo post avrebbe dovuto essere il post delle letture di Giugno, ma io in Giugno non ho letto niente se non un libro, quindi il post digievolve e voi vi beccate una recensione librosa.

Photo 24-06-2020, 18 44 59



Giugno è stato un periodo un po’ così. Ho ricominciato a lavorare e la mia routine è stata completamente stravolta. Nel giro di due settimane ho dovuto finire di editare il mio romanzo e ho iniziato a guardare potenziali case editrici, senza però trovare quasi nulla che potesse sollecitare il mio interesse.

Ho poi anche aiutato Julie con l’editing del suo romanzo, di cui vi parlerò molto presto perché è una storia molto valida che, seppur fuori dalle mie corde, ha suscitato nel mio cuoricino di pietra un mare in tempesta di emozioni. Non contenta, ho dovuto anche fare i miei compiti pre-rientro al lavoro e finire le cose per l’iscrizione all’università, compreso l’esame di lingua.

Insomma. Non ho avuto un attimo che fosse uno; mi sono ritrovata piena di cose da fare e l’unico libro che sono stata in grado di portare a termine mi ha occupata per l’intero mese di Giugno. Sto parlando di The Past and Other Things That Should Stay Buried, di Shaun David Hutchinson.

Se siete con me da un po’, saprete benissimo che Hutchinson è uno dei miei autori preferiti. Ho letto quasi tutti i suoi scritti (me ne mancano un paio) e solamente uno non è stato di mio gradimento. Questo è il suo ultimo romanzo pubblicato, la cui trama ha solleticato il mio interesse prima ancora di aver visto la copertina (che è un capolavoro, non trovate?).

The Past and Other Things That Should Stay Buried parla di Dino, figlio di becchini e un piccolo disadattato sociale come me che non vuole trascorrere il suo futuro nell’impresa di pompe funebri dei genitori. La sua migliore amica muore a causa di un aneurisma improvviso e lui si ritrova a dover fare i conti con questa perdita e tutto ciò che ne consegue, soprattutto visto e considerato che da quando Dino si è imbarcato nella sua relazione con Rafi, lui e July si sono allontanati.
Quando July muore, viene portata dai genitori di Dino, i quali chiedono a quest’ultimo di occuparsi del corpo della migliore amica, ma lui in un primo momento rifiuta l’incarico. Quando poi, a mente fredda, realizza di aver bisogno di vedere e toccare con mano il destino che è toccato alla sua ex migliore amica, Dino dovrà ritrovarsi a fare i conti con July, la sua morte e la sua non-morte. Perché July in realtà è morta, ma non lo è. C’è qualcosa che ha lasciato in sospeso e che deve portare a termine prima di abbracciare il suo destino in via definitiva. O forse è Dino, che deve rassegnarsi e lasciarla andare?

Questo libro è stato una montagna russa, ma prima di spiegarvi per quale ragione, vi dico velocemente cosa non mi è piaciuto particolarmente. Sono pochi punti, quindi faremo in fretta.
Innanzitutto è un libro dal passo troppo veloce, per i miei gusti. Avrei apprezzato un ritmo un po’ più lento e meglio scandito, invece di uno frettoloso dove troppe cose succedono tutte insieme. Avrebbe aiutato sicuramente a creare più atmosfera, a dare più impatto e a rendere meno superficiale la trama e il messaggio che ha voluto mandare scrivendo questa storia.
Ho odiato July. Ma ci sorprendiamo ancora? Io e i personaggi femminili non andiamo d’accordo ahah.
Si è trattato di un personaggio egoista, che parla senza pensare e che ha talmente paura del rifiuto e del rigetto che si nasconde dietro cattiverie e frasi pronunciate con leggerezza. Per quanto abbia amato il suo rapporto con Dino, per quanto a volte mi sia trovata d’accordo con alcune affermazioni, l’ho trovata forse un po’ troppo caricaturata. Non ho apprezzato in particolar modo le parti della narrazione dedicate a lei né quelle narrate da lei.
Penso che l’autore avrebbe potuto approfondire un po’ di più il rapporto tra Dino e July, raccontarci un po’ di più del loro passato e di come avessero realmente vissuto il periodo del distacco. Avrei preferito un po’ meno battibecchi su cose stupide e molta meno presunzione da parte di July.

Ma in fin dei conti quattro stelline non gliele ha tolte nessuno, di base perché Shaun David Hutchinson ha deciso di colpirmi al cuore e pungermi nel vivo. In pochi lo sapranno, ma a Luglio del 2019 ho perso una cara amica per colpa di un tumore. Per una serie di ragioni, non l’ho seguita nel suo percorso e nel suo tentativo di guarigione. Lei non ce l’ha fatta e io non ho avuto modo di farle sapere quanto le volessi bene, quanto fosse importante per me quanto dispiaciuta fossi per non esserle rimasta accanto in un modo migliore, come avrebbe meritato.
Insomma, tutto questo per dire che mi sono rivista molto in Dino, nel suo aver sentito il bisogno di allontanarsi perché anche lui ha avuto paura, a suo modo, di sé, del cambiamento che stava avvenendo dentro di sé e della persona che si stava apprestando a diventare. Ho capito Dino nel suo non voler restare ancorato al passato allo stesso modo in cui ho capito la solitudine di July, la sua confusione e la sua rabbia per essere stata abbandonata. Eppure, nonostante tutto, se io avessi avuto l’occasione di Dino, avrei detto alla mia amica le esatte parole che lui ha detto a July, niente di più e niente di meno. Avrei voluto fossero state quelle, le mie ultime parole per lei, ma io non sono Dino e la mia amica non è July. Credetemi quando vi dico che questa mia scelta mi perseguiterà fino alla fine dei miei giorni.
Hutchinson sembra aver creato Dino apposta per me, con i suoi pensieri e i suoi sentimenti, e vedere tutto riflesso nel libro, sentirmi meno aliena, meno sbagliata, meno scorretta mi ha in qualche modo toccata nel profondo. Ho invidiato Dino per la seconda possibilità che gli è stata donata, ma allo stesso tempo mi sono gettata a capofitto nella sua avventura, nella sua storia, e ho capito un po’ di più riguardo a me stessa. È stato difficile, è stata dura arrivare all’ultima pagina, ma ce l’ho fatta.

Non vi dirò che ho affrontato o superato le mie paure, perché mentirei e io le bugie non so dirle. Però ho dato finalmente un senso a tutti quei sentimenti contrastanti che stavo provando senza nemmeno sapere come chiamarli e ora mi sento un po’ più leggera. Certo, non ho avuto occasione di parlare con la mia amica; non siamo nel romanzo di Hutchinson e i morti non risorgono (non ancora, almeno), ma ho fatto chiarezza dentro di me, sono cresciuta ancora un po’ al fianco di questi due protagonisti stupendi soprattutto per via delle loro imperfezioni e debolezze, quindi mi ritengo soddisfatta. È il primo di tanti piccoli traguardi che si raggiungono solo lavorando sulla propria interiorità, quella più profonda che nessuno si azzarda mai ad andare a esplorare. È molto più di quanto sarei riuscita a fare solo poco prima della Quarantena.

Questo libro è arrivato al momento giusto. È stato un toccasana per una parte di me che tenevo rinchiusa in un angolo e che non mi azzardavo a tenere in considerazione. Leggendo questo romanzo ho smesso di scappare e ho affrontato un evento doloroso con cui dovrò imparare a convivere più serenamente. Ma se Dino è riuscito a lasciar andare July, se Dino è riuscito a fare ordine e a superare un ostacolo così grande, allora c’è speranza.

La cosa che apprezzo di più di questo libro e di questo autore, poi, è il modo in cui i sentimenti dei suoi protagonisti sono tutti validi e comprensibili. Non c’è un personaggio le cui emozioni sono più importanti di quelle di un altro. Non c’è un comportamento che non è abbastanza valido, né uno che è più valido di un altro. I protagonisti di Hutchinson hanno pregi e difetti e sono soprattutto questi ultimi a renderli realistici e molto vicini a noi. Tutto è valido, nel mondo di Hutchinson, tutto è riconosciuto e tutto è validato. Non ha paura di trattare argomenti sociali che a oggi sono visti con occhi critici e scettici, non ha paura di parlare di sessualità, di malattia mentale, di quello che non funziona nella società. Ecco perché amo alla follia i suoi scritti e i suoi protagonisti. Ecco perché dovrebbe essere un autore che viene preso in considerazione e di cui si parla più spesso. È triste vedere che merita tanto, ma è quasi sconosciuto, soprattutto quando i suoi personaggi e le sue storie sono un po’ la voce della ragione.

Quindi, insomma, ve lo consiglio. Vi consiglio questo libro, perché da metà in avanti sono stata un mare di lacrime infinito, e vi consiglio ogni altro che ha scritto perché c’è tanto da imparare nelle storie che propina ai suoi lettori.

 

 

Detto questo, vi do appuntamento al prossimo post che spero arrivi presto. Nel mentre vi mando un bacione e vi ringrazio per essere arrivati fin qui. A presto!

Sam.

Nessun commento:

Posta un commento