18 marzo 2020

I bottoni di Sam #1

Ho pensato a lungo a come potervi presentare i miei bottoni, mi sono fintanto scoraggiata perché per le persone timide e riservate come me non c’è un modo giusto o uno sbagliato. Poi ho trovato un tag per scrittori e ho pensato di portarvelo sul blog e da lì è nato il bisogno di parlarvi di questa storia.

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Insomma, l’anno passato è stato intenso, non tanto a livello di impegni e quant’altro, ma proprio a livello emotivo. È stata una sfida uscire dal 2019 e ogni qual volta mi sentivo in trappola, mi sono rifugiata tra le righe dei miei bottoni, una storia che ho iniziato nel 2014 e alla quale ho messo un punto definitivo a Novembre 2019.

Come dicevo nell’introduzione, ho cercato a lungo un modo per presentarvi il mio lavoro, ma non ho mai trovato il modo più giusto per affrontare l’argomento scrittura in generale. Poi ho scoperto trovato un tag che tratta di quei progetti in corso, quelle storie ancora abozzate o che stanno prendendo forma, ed eccomi qui, perché ormai il peggio è passato.
Ebbene sì, io scrivo e questo mese di Marzo lo dedicheremo a quella parte di me che ogni tanto prende in mano una penna e gioca a creare personaggi e situazioni. Spero che possa interessarvi e che sia un viaggio che vi farà piacere affrontare al mio fianco. Io sono entusiasta e assieme nervosa perché non so cosa aspettarmi, quanto espormi. Se vi potrebbe far piacere una rubrica simile sul blog.

In ogni caso, penso che sia doveroso un minimo di background, perché non è che ieri ero nerd e leggevo libri e manga e giocavo ai videogiochi, binge-watchavo Netflix e oggi mi scopro scrittrice dell’anno—Magari!images
In realtà scrivo da quando ero bambina, sei, forse sette anni. Non mi sono mai applicata a niente di serio perché non ho mai capito l’importanza che la scrittura ha avuto per me fino a quando non sono entrata nel fandom dei One Direction e ho iniziato a pubblicare fanfiction per scherzo. Pian piano, una cosa che è iniziata come un passatempo, un’esercitazione per migliorare il mio modo di esporre idee e concetti, è diventato qualcosa di più profondo ed elaborato. Le mie fanfiction non erano più senza trama, non erano più un ammucchiarsi di capitoli che venivano scritti quando avevo tempo e ispirazione; le storie si sono evolute, sono diventate più serie, più pensate, più elaborate e strutturare. Ho iniziato a scrivere con costanza, applicandomi giorno dopo giorno e dandomi delle scadenze da rispettare sia per me stessa, sia per i miei lettori. Ho scoperto che scrivere e pubblicare alla fine non era poi così male come pensassi ed è divenuta una parte di me che ha tolto buona parte del mio tempo libero, ma non ne ho mai sentito il peso.
Questo avveniva durante i miei anni da studentessa. Ho fintanto partecipato a un concorso di scrittura interno al mio liceo, all’ultimo anno, e la mia professoressa di italiano, che ha seguito la nascita e la stesura della storia che avrei voluto presentare, ancora conserva una copia della suddetta che, nel caso vi interessasse, un giorno potrei anche pubblicare qui sul blog, revisionata e corretta come si deve. Poi mi sono diplomata e l’anno successivo trasferita in Inghilterra e… scrittura? Cos’è? Si mangia?

Non fraintendete: ho comunque continuato a pubblicare le mie fanfiction, almeno finché non sono riuscita a concludere quelle che avevo in corso; ho continuato a iniziare progetti che non hanno mai visto la luce – non ancora, almeno – e a mettere giù idee su idee che ho sviluppato in parte o che ho lasciato a prendere polvere in un angolo del pc, fino a oggi. Ehi, that’s me: procrastinatrice da sempre.
Un giorno, però, ho acceso il mio computer portatile un po’ vecchiotto e a cui sono affezionatissima, e ho scoperto una storia che avevo iniziato a pubblicare nel corso dei miei ultimi due anni di liceo, ma che non ho mai concluso per via della maturità, appunto. Una storia che in realtà era nata come scherzo, come un tentativo di esplorare un tipo differente di narrazione e genere. Non aveva una trama ben precisa, non aveva una direzione ben precisa, almeno fino a quando, fast forward di un altro paio d’anni, forse meno, non mi sono trasferita in centro città, andando a vivere con i miei attuali coinquilini.

Forse è così che nascono i progetti migliori: inaspettatamente e con semplicità, perché mai avrei pensato di trovare così tanto appoggio da parte di qualcuno che a malapena conoscevo e che mi conosceva. Parlando nel cuore della notte, tra un piantino e l’altro, la storia ha preso forma. La trama si è infittita sempre di più e si è ispessita, divenendo piena e diversa, un mondo totalmente nuovo e sconosciuto che non mi aspettavo sarei mai stata pronta ad abbracciare. E con essa i personaggi, le loro avventure e le loro relazioni. È un tentativo un po’ immaturo e sicuramente migliorabile, ma quel che conta è che abbia finalmente visto la luce, quel che conta è che pian piano abbia preso consistenza e abbia avuto occasione di vedere un punto fermo e la parola fine una volta raggiunta la sua forma definitiva. Quella storia, più di molte altre che ho scritto o che ho iniziato, lo meritava.
E non finirò mai di ringraziare Stefano per la sua pazienza durante le nostre sessioni di brainstorming mentre giocavamo alla PlayStation né Ivana, per il suo totale e incondizionato appoggio, per la passione che ha dimostrato quando l’ho messa davanti all’idea ipotetica che forse potenzialmente avrei potuto avere qualcosa che avrebbe potuto chiamare “libro,” se fosse stata più audace di me, che stava cercando di prendere forma. Forse è stata lei a darmi la spinta definitiva, quella che mi ha portato a voler perfezionare e concludere questa storia una volta per tutte. Non è perfetta, ovviamente, ma è una storia che ho a cuore perché è nata per via di Babs, che ora non c’è più ma che ha creduto nei miei personaggi ancor prima di conoscerli – che ha creduto in me –, che si è sviluppata nella direzione giusta grazie a Stefano e alla sua curiosità, alle sue domande costanti e alla sua curiosità, il bisogno di sapere tutto, di arrivare al nocciolo di ogni cosa. Una storia che si è conclusa grazie ad Ivy e al suo sostegno, perché vedere i suoi occhi brillare di curiosità e sentire la sua persona vibrare di brama e di fiducia nei confronti di un lavoro di cui non ha mai saputo niente fino a storia conclusa… Ma che ve lo dico a fare! Mi ha riempito il cuore e mi ha fatto tornare la voglia di mettermi in gioco come non accadeva dai tempi di Reborners (una delle mie fanfiction).

Però, in tutto questo: di che cosa parla questa benedetta storia che i miei coinquilini definiscono, a mio parere impropriamente, libro? E soprattutto: qual è il titolo?

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Ebbene, il titolo è stato svelato a pochi eletti, i quali sono stati scelti con cura e minuzia, quindi rimarrà segreto ancora per un po’, almeno fino a quando non avrò deciso di che morte morire con questo progetto (se verrà pubblicato, dove e quando). Spero possiate capire e che rispettiate questa mia decisione. Posso dirvi però che c’entrano i bottoni, quindi chiameremo questa storia così: bottoni. I miei bottoni, per essere precisi. E soprattutto, posso lasciarvi un minimo di trama e dirvi che è una storia a tema LGBTQIA+ il cui genere principale è sicuramente il sovrannaturale. È un new adult, dove i protagonisti hanno poco più di vent’anni e ci sono elementi paranormali che vanno a mischiarsi con una qualche nota horror e un po’ di suspense.
E. ha rubato qualcosa di importante a qualcuno di potente, molti secoli fa. Non ricorda un'intera esistenza passata, né le vite precedenti vissute al fianco di qualcuno che sa di aver amato con tutto se stesso. L’ha strappato dalle mani di Er., dopotutto.
E. sa di essere speciale, altrimenti non vedrebbe quelle creature che stanno cercando in ogni modo di fargli del male. Sa di aver amato qualcuno a sua volta in passato, qualcuno che non è A., e che i sogni e le sensazioni che ogni tanto si accavallano con il suo presente non sono fantasie ma realtà lontane che ha dimenticato e di cui ha paura. Sa di dover proteggere qualcuno, sa di essere l'unico in grado di sventare il pericolo, ed è determinato a far sì che nessuna delle persone a cui vuole bene faccia la stessa fine di A.. Eppure, quando D. e N. decidono di rivendicare ciò che appartiene loro di diritto, E. si ritroverà a dover fronteggiare Er. e a dover scegliere tra il proprio futuro e quello del mondo intero.

Non ho intenzione di spoilerarvi i nomi dei personaggi, non adesso. Tutto e subito toglie un po’ il divertimento e il gusto della scoperta, non trovate? Però avremo occasione di parlare dei miei bambini a poco a poco. Alla fine, sono esserini che richiedono attenzioni anche nella vita reale, non solo tra le righe della loro storia. Sono pallette di energia e rumore che devono trovare sfogo in qualche modo, e spero che arriverete a voler loro tanto bene quanto gliene voglio io a prescindere dalla qualità e dal destino effettivo del prodotto finale.

Con questo io vi saluto e vi do appuntamento al prossimo post, dove chissà… magari vi dirò qualcosa di più riguardo ai miei bottoni. Per ora, vi mando un bacio e vi ringrazio per aver letto fin qui. Mi raccomando restate sintonizzati se siete curiosi di saperne di più riguardo ai miei piani di scrittura e lettura. A presto!

 

Sam.

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