È successo così, all'improvviso. Ho dato le mie prime cinque stelle su cinque a un romanzo tutto italiano, a nemmeno tre giorni dall'inizio dell'anno. Che stregoneria è mai questa?
Be', mettetevi comodi e scopriamolo insieme.
Ho preso questo romanzo a scatola semi-chiusa. Riconosco di non essere una gran lettrice di autori italiani, se posso evitare romanzi all'insegna del mio Paese di provenienza lo faccio. Non ho nulla contro la nostra letteratura, non ho niente contro gli autori italiani esordienti e non, e non ho assolutamente nessun pregiudizio nei confronti di questa categoria di narrativa. È solo che nella mia carriera di lettrice non ho mai trovato affinità con questi scrittori, né con i loro scritti. Ho apprezzato certo alcuni nomi e alcuni titoli, ma mai niente di più. A volte è lo stile, a volte è la caratterizzazione dei personaggi, altre è lo svolgimento della trama. Spesso è la mia inner Grammarnazi che spunta fuori e rovina tutto, seppur io in primis non sia campionessa in questo campo, soprattutto da quando mi sono trasferita all'estero. Eppure, Tiziana Triana ha fatto la sua magia.
Tiziana Triana ha pensato bene di lanciare l'esca con quella copertina favolosa che trovate nella foto poco più su, ha deciso di scrivere di streghe, di caccia alle streghe, e chi sono io per voltarmi dall'altra parte, non ragionar di lei ma guardare e passare?
Nessuno. Sono una persona molto debole. Ecco perché appena ho avuto l'occasione ho messo le mani su questo primo romanzo di una... trilogia, suppongo?
Inutile dirvi che l'ho divorato, che giorno e notte ero attaccata alle pagine al punto che mi dimenticavo persino di mangiare, che non mi accorgevo delle ore che passavano tanto ero immersa in questa Italia lontana nel tempo. Sono rimasta stregata (no pun intended) e quando ho chiuso il libro ho passato una buona mezz'ora a sclerare di brutto con il mio coinquilino che mi ha gentilmente chiesto se dovesse chiamare la neuro o se fosse tutto a posto.
Ma insomma, direte voi, di cosa parla questo libro a parte l'ovvio?
Eh.
E H.
Prendete i popcorn, mettetevi comodi.
Questo libro parla di Ade, che aiuta una signora del villaggio in cui vive a far nascere la prima figlia femmina dopo innumerevoli maschi. Purtroppo la bambina muore poco dopo e la famiglia la accusa di stregoneria, condannandola.
Ade però si deve prendere cura di Valente, il suo fratellino speciale (e adorabile), ma con il proprio villaggio e quello vicino contro, c'è davvero poco da fare. Pare non esserci scampo per i due fratelli, almeno fino a quando due signore non giungono in loro aiuto nel cuore della notte e la convincono a scappare, a seguirle nel bosco, in una casa di sole donne dai passati misteriosi e dalle doti speciali.
Fuggendo da Terra Rossa, per Ade si spianerà la strada che la porterà incontro a un destino particolare. Attraverso le sfide che si ritroverà ad affrontare, la nostra protagonista dovrà capire chi è veramente e a quale mondo appartiene, dovrà affiancare le sue salvatrici in una missione importante e dovrà lottare per la propria libertà e vita scontrandosi con i Benandanti di Serra, un gruppo di uomini votato alla caccia e allo sterminio delle streghe e sostenuto dalla Chiesa Cattolica.
Tiziana Triana ci porta quindi in un'Italia antica, un po' dimenticata; ci racconta di un'epoca in cui la religione e la giustizia divina erano i capisaldi di ogni uomo e ci racconta di donne forti, valorose e coraggiose.
Il suo stile di scrittura è scorrevole e pulito, perfetto per questo tipo di romanzo che ha le sue radici nel diciassettesimo secolo e che parla appunto di caccia alle streghe. Si vede che c'è un enorme lavoro di ricerca dietro questo romanzo, tanto che anche i più piccoli dettagli non passano inosservati e non vengono dimenticati. Non c'è niente lasciato al caso e nessuna parola, nessun avvenimento rimane fine a sé stesso. C'è continuità, c'è un flusso di energia, quasi, che si percepisce di frase in frase e che cresce a mano a mano che la storia si dipana, pagina dopo pagina.
Tiziana scrive con uno stile evocativo e pregno di emozioni, al punto che è impossibile non respirare l'aria pesante che si viene a creare a Terra Rossa o a Serra, o non sentire il profumo dei decotti di Pietro o il calore della casa di Tebe, l'atmosfera soffocante e piena di rabbia che impregna la Tana dei Benandanti. Si vive tutto, ogni singolo istante, ogni singolo evento presente o passato, ogni singola emozione.
I personaggi femminili a cui dà vita, poi, sono la vera ciliegina sulla torta. Ognuna delle nostre protagoniste è forte, coraggiosa, determinata, ma nelle situazioni più critiche non è mai piena di sé; è invece umile, dubita e si concede di vacillare, di avere paura e di sbagliare senza però mai abbattersi. Forse è questo uno degli insegnamenti che più risaltano tra queste pagine, il non arrendersi e il continuare a combattere finché c'è possibilità di vittoria, finché c'è vita. Non è un singolo errore o fallimento che condannerà per sempre, non finché qualcuno ha le nostre spalle ed è disposto ad aiutarci.
Si parla anche di sacrificio, perché nel corso della storia impariamo che ognuna delle nostre protagoniste ha dovuto lasciare indietro qualcosa, ha dovuto perdere quanto di più importante per poter ottenere un posto in quella casa sperduta nel bosco, per poter abbracciare la vera natura rimasta sopita per via della paura.
Attraverso quello che sono costrette a lasciarsi alle spalle, le nostre protagoniste - e non solo Ade - imparano ad abbracciare quello che hanno, a renderlo prezioso e ad amare sé stesse incondizionatamente, così da poter estendere questo sentimento e questo affetto anche agli altri e fare di esso la loro forza più grande.
Troviamo, infatti, in diversi capitoli una dolcezza disarmante, una forza spaventosa nelle parole e nei gesti delle nostre compagne, che stringe il cuore e fa sentire al sicuro. Si percepisce quasi il loro tocco sugli altri come se fossero qui, presenti, e stessero rivolgendo quegli stessi gesti a noi lettori. Pare che parlino ai lettori e non agli altri personaggi. Sono donne forti, vivide e reali.
Ho avuto i brividi mentre leggevo delle loro storie, mentre leggevo di come si sono reinventate per diventare le donne, le guerriere determinate che ci vengono presentate all'inizio dell'avventura di Ade.
Ade poi, affiancata da Valente, è un po' la chicca di questo romanzo. Anzi, oserei quasi dire che lo è Valente e che, a sua volta, rende tutti gli altri personaggi migliori e più forti, più determinati di quanto in realtà già non siano. È un bambino speciale, molto speciale, e Ade darebbe la vita per lui. Chi non lo farebbe, del resto? Credetemi, è stata dura capire di chi fossi più innamorata tra lui, Pietro e Filippo.
I personaggi maschili invece, ritraggono un po' quella sfera di mondo che si divide tra bigottismo e scienza. Sono in parte molto credenti, devoti ai dettami della Bibbia e della Chiesa e parte di loro credono di poter estirpare il Diavolo dal villaggio se non dall'intero Paese. Si allenano ogni giorno in vista di questo scontro, in preparazione alla Chiamata, loro, l'esercito dei prescelti. Non dubitano, sono ciechi a tutto quello che è esterno alla Bibbia, anche all'evidenza.
Si vede l'approccio della Chiesa e di come faccia presa in un piccolo villaggio di campagna, di come cambi e formi la vita delle persone. Si vede l'avarizia del clero, di come i rappresentanti non siano poi così tanto umani come il popolo pensa, di come gli insegnamenti del Libro Sacro vengono dissacrati ed estremizzati al punto da diventare violenti, al punto da incutere terrore. Si vede il vero male, quello che condanna gli innocenti senza nemmeno guardarli in faccia.
Eppure, tra tutto questo grigiore e corsa al potere, c'è un barlume di speranza: Filippo
Sicuramente il personaggio maschile che risalta di più in tutto il romanzo e che è la voce della ragione, colui che dubita e che mette in discussione tutto quanto gli si presenta davanti agli occhi. È un po' il paladino dei poveri, di coloro che non hanno accesso al sapere e che sta a metà tra i popolani e coloro che del sapere abusano in modo scorretto e per il proprio tornaconto. Filippo ha un cuore enorme e spero che anche voi imparerete ad amarlo così come ho fatto io.
In opposizione a tutto questo c'è Pietro, figlio di Sante. Se il padre è cieco davanti alla sapienza e alla conoscenza, l'erede n'è saturo. Rifiuta la missione che gli affida Sante, è convinto che al mondo non esista la stregoneria e che non esistano le streghe, quindi rema contro la famiglia a costo di venire diseredato e allontanato, disconosciuto. Vuole salvare tutti, soprattutto Ade; sa che la scienza sarà un giorno in grado di dare una risposta a tutte quelle piccolezze che spaventano le persone, la sua gente, eppure... Eppure per Pietro non sarà abbastanza. Pietrò dovrà rivalutare tutto quanto, a un certo punto del romanzo. Ma cosa e in quali termini lo lascerò scoprire a voi.
L'argomento stregoneria, poi, in netta contrapposizione con la scienza e la religione è trattato con maestria. Ci viene raccontato di come nasce la figura della strega, di come una donna possa venire gradualmente spogliata della propria identità e finire a non essere nient'altro che una marionetta da mettere al rogo. Tiziana ci mette davanti a una realtà che a volte viene dimenticata, ci narra con sapienza, scaltrezza e serietà di quanto poco basti perché una donna venga spogliata di tutto, dei propri panni, della propria dignità, del proprio nome, e di come comunque tutto questo non sia sufficiente ad abbatterne lo spirito.
C'è intensità nelle sue parole, nelle scene vivide e realistiche che ci propone nel corso del romanzo. Riporta alla mente elementi importanti che oggi giorno si stanno perdendo e punta l'attenzione su una problematica che, seppur in termini differenti, è ancora molto più che attuale.
Ho poi adorato come il termine strega venga colorato dalle accezioni più disparate; la luce positiva e negativa che getta su questa figura dà vita a una donna forte e fiera, che si rifiuta di piegarsi all'ignoranza delle persone non colte e agli stereotipi dell'immaginario popolare.
È insomma un romanzo potente, che grida a gran voce la forza che si cela dietro i più piccoli gesti, dietro un passato turbolento, dietro il volto di ogni persona che incontriamo per strada. Grida quanto sia importante fare del bene, quanto sia importante combattere per il proprio credo e le proprie convinzioni e idee e sogni, ma senza dimenticarsi che c'è anche altro, che il beneficio del dubbio e il sapere sono fondamentali per non condannare erroneamente gli altri. Ci insegna a sbagliare ma anche a rialzarci e riuscire.
È una storia che tutti dovrebbero leggere, una storia che è difficile non apprezzare e di cui è difficile non sentirsi parte anche solo in piccole dosi.
Quindi, ora che siete giunti fin qui potete benissimo chiudere questo articolo, armarvi di portafogli e uscire a recuperare questa bellezza, perché è uno di quei libri che vi cambierà, che vi aprirà gli occhi e vi donerà tanto. Non lasciatevelo scappare, se potete.
Per quel che mi riguarda, sono felice di aver superato le mie idee riguardo la narrativa italiana, ringrazio di aver messo le mani su questo romanzo perché l'ho amato. Non avrebbe potuto esserci modo migliore per inaugurare questo 2020 che mi auguro sarà pieno di letture altrettanto belle e piene di significato.
Aspetto con ansia di vedere la serie che propone Netflix, in uscita il 31 Gennaio e incrocio le dita perché il lavoro di Tiziana trovi giustizia anche sullo schermo e l'avventura di Ade sia in grado di entrare nei cuori degli spettatori come in quello dei lettori.
Voi, invece? L'avete letto? Vi è piaciuto? Fatemi sapere.
Nel mentre, al solito vi mando un bacione e vi do appuntamento al prossimo articolo. ♥
All the love,
Sam.
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