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23 luglio 2021

Riepilogo delle Letture Primaverili 2021

Bentornati a un altro appuntamento con: i wrap up mensili sono inutili, 2021 edition.
Oggi parliamo delle letture primaverili, ossia dei libri letti ad Aprile, Maggio e Giugno.

 

 

 

In realtà vi ho mentito, perché stando a Goodreads, non ho letto assolutamente nulla in Aprile e ci sta, perché è stato un mese molto difficile e complesso, perciò parliamo velocemente delle letture precedenti l’arrivo di quello sfacelo emotivo e fisico che è l’estate per chi, come me, ha la temperatura corporea di un morto per assideramento.


Maggio è stato un mese interessante, che mi ha permesso di uscire un po’ dalla reading slump in cui mi ha gettata Aprile (che poi, detto francamente, qualsiasi cosa è utile quando sei campionessa di procrastino in sessione). Ho letto cinque libri, ma solamente due hanno spiccato nonostante l’insieme delle letture sia stato abbastanza curioso.

Innanzitutto, Globe di Alba Quintas Garciandia. Era un libro che temevo, perché l’autrice è una delle mie preferite in assoluto. Avevo paura che non sarei riuscita ad apprezzarlo fino in fondo e purtroppo è stato così.

Ho scelto un momento pessimo per leggere questa storia e non sono stata capace di seguirla con continuità. Non è dovuto a una questione di storytelling e nemmeno a una questione di stile, bensì al fatto che il mio span di attenzione fosse pressoché inesistente. Non è stata una scelta furba leggere in spagnolo per staccare la spina, quindi penso davvero che gli darò una seconda occasione, perché Alba merita e parliamo di una storia nella storia, di un giallo ambientato nel teatro elisabettiano e di Shakespeare. Chi sono io per chiudere il capitolo e arrendermi alla prima difficoltà, quando queste sono le premesse?

 

Ho poi letto il romanzo d’esordio di Louise Willingham, ossia Not Quite Out. È un new adult che tratta di tematiche LGBTQ+ e si incentra attorno al protagonista e alla sua scoperta di sé e del proprio orientamento sessuale. Trigger warnings per violenza domestica, omofobia interiorizzata, aborto, PTSD, autolesionismo e abuso di droghe/dipendenza.

L’ho trovato carino, una lettura piacevole nonostante i temi e molto veloce. Si vede che è un primo libro, perché lo stile non è ancora così maturo e perché i personaggi a volte tendono a essere o troppo o troppo poco, un po’ estremizzati. Però ho apprezzato il modo in cui l’autrice ha trattato determinati argomenti e in particolare il protagonista.
Will è stato forse un po’ piagnone e un po’ drama queen, ma per la prima volta ho trovato un romanzo d’esordio per la maggior parte al maschile in cui non viene rappresentata la mascolinità tossica come modello da prendere a esempio. Ne sono rimasta piacevolmente sorpresa. Allo stesso modo ho apprezzato la rappresentazione della bisessualità, che ho trovato giusta e rispettosa, e della relazione abusiva che vive uno dei personaggi, perché l’autrice ha usato delicatezza e sensibilità nel parlarne. Non è caduta negli stereotipi e ha offerto spunti di riflessione interessanti.
Sono curiosa di leggere altro da parte di Louise, perché sono sicura che andando avanti non potrà che migliorare e regalare storie ancor più emozionanti.

 

Ho poi letto The singular and extraordinary tale of Mirror and Goliath, di Ishbelle Bee e oh, boy, è stato un viaggione.

Ho trovato la narrazione molto veloce, quasi come se l’autrice stesse cercando di soffocare il lettore, ma allo stesso tempo è stato impossibile staccarsi dalle pagine. È una storia che cattura fin dall’inizio, con una voce narrante molto particolare e in grado di affascinare.
È una storia che lascia il segno, decisamente fuori dai canoni di un middle grade normale, molto più cruda e rabbiosa, piena di vendetta e conti in sospeso che devono essere saldati, in un modo o nell’altro. È anche grafica, perché l’autrice è davvero spietata.
A volte si perde un po’, però, perché dà voce a talmente tanti personaggi che a un certo punto è difficile tenere le fila di chi è chi e di chi si relaziona con chi. Tutto sommato però è un libro curioso, che è in grado di trasportare in una dimensione diversa e inquietante. Le tinte steampunk e il realismo magico sono sicuramente i tratti migliori e più forti di questa storia, perciò non vedo l’ora di leggere il secondo e ultimo volume della dilogia per scoprire come andrà a finire. Soprattutto perché ho preso una mezza cotta per Goliath, ma non ditelo in giro.

 

Poi il mio preferito a mani basse: Stake sauce Arc 1: The secret ingredient is love. No, really. RoAnna Sylver ha scritto un capolavoro.

Mi sono avvicinata a questo volume principalmente perché doveva esserci un personaggio sullo spettro dell’asessualità, e mi ero ripromessa che quest’anno avrei letto più libri a riguardo. Poi tra una pagina e l’altra ho scoperto vampiri, una caccia all’uomo e gente un po’ strana, che nasconde segreti inconfessabili.
Mi sono poi innamorata di Pixie e dovreste leggere questa dilogia solo ed esclusivamente per lui, che è una patata di dolcezza e bizzarria, ma anche per Jude a cui non piace essere salutato con “Ehi, Jude” e per il suo amore incondizionato nei confronti della piccola famiglia disfunzionale che lo ha accolto fin dall’inizio della storia.
Ho amato ogni singola pagina di questa storia, ho amato la rappresentazione dei vampiri e ho amato la rappresentazione aro/ace che è stata fatta. Si parla anche di una relazione poliamorosa e questo penso sia stata la seconda carta vincente di questo libro, per non dire la terza. La seconda non ve la racconto, la prima è Pixie.
Perciò cinque stelline dopo, posso ritenere questa dilogia il miglior regalo di compleanno anticipato che mi sia fatta in questi ultimi anni. Davvero una bella storia, breve ma intensa.

 

Infine, Maggio si è chiuso con Jonathan Fiorentino e il suo Falene, primo romanzo della sua Saga Oscura.

Lo avevo in tbr da secoli, ma non mi sono mai decisa a leggerlo perché… be’, falene. Io ho una fobia enorme e assurda per questi insetti e anche solo leggerne mi getta nel panico. Ma dovevo farlo, perché questa storia mi ha sempre incuriosita. È stato difficile e doloroso da questo punto di vista, ma alla fin fine sono stata capace di concludere il libro e di apprezzarlo in particolar modo. Ve ne ho parlato già su Instagram, ma in generale posso dire che lo stile è accattivante ed è pulito; Jonathan è in grado di coinvolgere il lettore e di trascinarlo nelle profondità della sua storia, al fianco dei suoi personaggi. Quasi, il lettore diventa parte integrante delle dinamiche, è lì, presente accanto ai protagonisti.
È una storia inquietante e avvincente, che rimane impressa. È difficile, una volta chiuso il libro, scrollarsela di dosso e non vedo l’ora di scoprire come prosegue, che fine hanno fatto Evan, Pandora e tutti gli altri. C’è una forte componente folkloristica e adoro il fatto che Jonathan sia stato capace di inserirla con così tanta maestria, applicando la tecnica del show don’t tell e facendo sì che tutti i pezzi del puzzle andassero al loro posto.
Nonostante sia il primo libro di una serie lunghissima (conta sei? sette volumi, se non sbaglio), l’ho trovato completo e con la giusta quantità di informazioni. Alla fine del volume, tutti i conflitti si risolvono (a parte quello che poi è il motore della serie intera, che rimane aperto per ovvie ragioni) e tutte le domande insorte nei primi capitoli trovano risposta. Perciò se cercate qualcosa di diverso e di coinvolgente, qualcosa di originale e in grado di stupirvi, lasciarvi a bocca aperta e che sia made in Italy, sappiate che potete buttarvi a occhi chiusi nei romanzi di Jonathan senza rimanerne delusi.

 


Giugno invece è stato un mese di libri un po’ pesanti, sicuramente più seri e complessi rispetto ad alcuni letti nel mese precedente.

Per iniziare, ho letto in anteprima Thanatos, primo libro de Le cronache dell’Altromondo, scritto dalla favolosa Alessia C. Meka (ossia Thymeka). 

Non mi soffermerò affatto perché ho scritto una recensione dettagliata qui sul blog e qui su Instagram, quindi potete rifarvi a questi due post nel caso foste interessati.
Dirò solo che è un libro molto valido e che dovreste comprarlo se siete alla ricerca di un fantasy italiano fresco, nuovo e coinvolgente. Se così non dovesse essere, state mentendo a voi stessi. In realtà volete conoscere Val e shipparlo con Hobb, quindi correte a supportare un’autrice che merita.

 

Ho poi letto Cherrington Academy, di Rebecca J. Caffery.

Anche questo è un romanzo d’esordio, primo di una dilogia, che ho trovato un po’ immaturo. Mi ha comunque intrattenuta e ha fatto sì che i miei occhi si inumidissero un pochino, ma nonostante tutto è stato molto apprezzato e una lettura non impegnativa bene accetta. Però magari un po’ meno drama, ecco.

 





Successivamente è arrivata la delusione con Mister Impossible, di Maggie Stiefvater, secondo libro nella Dreamer Trilogy.

Ha fatto esattamente quello che avrebbe fatto un secondo libro: stallo. Non succede nulla, è un correre a destra e a manca e un punzecchiarsi senza ragione fino alle ultime cinquanta pagine. Lì si fa tutto più interessante, la storia viene spinta avanti quasi con violenza e il libro finisce.
Mi ha delusa un po’, perché per la maggior parte non ha avuto alcun senso, è stato solo uno snocciolare informazioni inutili e controvoglia che è culminato nel vero plot twist e che ha fallito nel piazzare i momenti di svolta. È stato proprio una noia e mi ha pianto il cuore, soprattutto per il character arc di Ronan che ha mandato a quel paese tutti i progressi fatti nella saga di The Raven Boys. Spero che si riprenda con il terzo, altrimenti brucio tutto.

 

Penultimo libro del mese è firmato TJ Klune e parliamo di Withered + Sere.

Ho amato la narrazione, ho amato il protagonista, Bad Dog e SIRS, ho amato l’ambientazione post-apocalittica anche se non è quello che solitamente cerco o mi colpisce in un libro. Ho amato tutto, compresa la violenza, la disillusione e l’illusione che questo libro è stato in grado di comunicare.
È stata una lettura forte, emozionante e decisamente coinvolgente. L’unica cosa che mi ha lasciata un po’ meh è che mi erano stati promessi piantini a profusione, ma non è stato così. Certo, colpisce e fa soffrire, ma non al punto da piantinare come se non ci fosse un domani. E questa è la ragione per cui non ha vinto le cinque stelle piene.
Non vedo l’ora di leggere il secondo e ultimo libro della dilogia, perché voglio sapere come va a finire e voglio sperare che per Cavalo ci sia finalmente un po’ di pace.

 

Ultimo libro della carrellata è un altro su cui non mi soffermo, ossia Il vuoto di Yamauba di Emanuela Imineo.

Trovate la mia recensione sia qui sul blog che qui su Instagram, quindi potete andare a curiosare lì.
È stato un libro molto bello e interessante, anche questo crudo e grafico, e l’ho adorato alla follia. Lo consiglio assolutamente, perché Emanuela ha un modo di raccontare le sue storie che è incredibile. Le sue storie sono incredibili e lei è una donna incredibile.

 

 



Così si conclude la carrellata di queste letture primaverili. Fatemi sapere se avete letto qualcosa o se qualche titolo vi ha incuriosito, mi raccomando. Nel mentre vi saluto e vi ringrazio per essere giunti fin qui.

Noi ci vediamo al prossimo articolo. Ciao!

 

Sam.

 

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