16 settembre 2020

La Memoria di Areté | Book Review #20

 Nel post di oggi parliamo del libro di Ale. Simple as that.


Giorno gioiglorioso per me che scrivo e per voi che leggete (spero), perché significa che ho finito un libro e che posso portare un po' di contenuto effettivo al blog, ora trasferitosi su questa nuova piattaforma con cui sto facendo amicizia (più o meno). 

Oggi siamo qui per parlare del libro di Ale, in uscita il 1 Ottobre 2020 (gridate con me: HAPPY HALLOWEEN SAMMIE) e pubblicato da Decima Musa Edizioni (che ringrazio caldamente per avermi inviato una copia digitale del libro e trovate anche qui su Instagram nel caso vogliate stalkerarli sbirciare il loro catalogo). 

Ale in realtà si chiama Alessio D'Avino e potete trovarlo qui nella sua pagina Instagram ufficiale o qui, in quella che condivide con la sua dolce metà e sulla quale parla di libri, scrittura e di quanto io sia un diavolo tentatore quando si tratta di witchy books. Il suo libro è intitolato La Memoria di Areté ed è un romanzo new adult, urban fantasy in cui si vanno a toccare tematiche legate alla sfera LGBTIAQ+, al crossdressing e alla fluidità di genere, tutti argomenti di cui oggi giorno non si parla mai abbastanza.

La nostra storia (well, quella di Ale) si sviluppa su due piani temporali: da una parte ci viene permesso di seguire la vicenda di Enea, il quale deve fare i conti con la scomparsa del suo ragazzo, Adam, mentre una setta oscura cerca di rintracciare un potere che affonda le radici in un passato lontano. Dall'altra facciamo la conoscenza di Heles, Alta Sacerdotessa di Areté, un'isola del Mediterraneo, negli anni precedenti a una Guerra che pare aver provocato l'estinzione della magia nel mondo.
Ale ci guida pagina dopo pagina nella loro storia, aiutandoci a rivelare i segreti che legano Enea ad Heles, due personaggi totalmente diversi, ma in qualche modo legati da qualcosa di profondo. Seguiremo i protagonisti nelle loro vicende e scopriremo che cosa n'è stato delle minacce che hanno dovuto affrontare in passato e di quelle nel presente. Assieme a loro ci lanceremo in un'avventura curiosa e accattivante, sperando di aiutare il mondo a preservare quel poco di bontà e di amore che qualcuno sta cercando di portare via.

Allora.

Premetto che se questa recensione dovesse basarsi sul mio giudizio soggettivo sarebbe molto breve. Dovreste leggere il libro di Alessio per Heles e Caius. Fine del discorso. Loro sono la cosa più preziosa e speciale in cui io sia mai incappata dopo Jude, di Una Vita Come Tante, e dovrebbe bastarvi come indicazione e incentivo (più queste tre righe della trama, considerando che io non so riassumere un libro senza fare spoiler). Però fingerò di essere una bookblogger professionale e vi darò la versione estesa e oggettiva dei miei pensieri relativi a questo romanzo. 

Ovviamente lo consiglio a tutti, questo è chiaro, ma non solo perché l'autore è mio amico. Ci sono diverse ragioni per cui dovreste leggere il libro di Alessio, ma prima di parlarvene per bene e per esteso, vorrei discutere brevemente un paio di aspetti che potrebbero farvi storcere il naso.Via il dente, via il dolore come al solito (in realtà è perché poi voglio fangirlare in santa pace, ma ok).

Ci sono solo tre difetti che mi sento in dovere di portare alla vostra attenzione, dal momento che sono stati quelli che più hanno risaltato durante la mia personale esperienza di lettura, quindi si tratta fondamentalmente di aspetti soggettivi ma con ragioni oggettive a seguire. 

Innanzitutto c'è da specificare che si tratta di un romanzo d'esordio, primo di una trilogia ed è qualcosa che ho tenuto presente fin dal primo momento, quindi penso che quanto sto per andare a elencare siano aspetti quasi comuni nei primi libri degli autori. A volte si notano di più, altre di meno a seconda dell'abilità dell'autore. Non nasciamo tutti Stephen King e nemmeno Shaun David Hutchinson, quindi è normale e comprensibile, nonché la ragione per cui non ho penalizzato più di tanto questo libro.

Per quanto lo stile di Alessio sia pulito, immediato e uniforme, alcune scene hanno mancato di fluidità. Sostanzialmente in diverse occasioni sparse qui e là tra i capitoli relativi a Enea, si è passati da una situazione A a una B o C senza un canale di transizione nel mezzo. Il passaggio è stato molto brusco e ha fatto sì che la scena perdesse di impatto e di verve. Le occasioni sono state poche, si possono contare sulla punta delle dita e comunque ve ne avanzerebbe qualcuna, e di base si è trattato solo di un istante di disorientamento, perché poi la narrazione è ripresa senza problemi e senza intoppi. Sono stati solamente momenti di confusione e di interruzione brusca prima di passare alla scena successiva, nei confronti dei quali avrei fatto un lavoro di lima un po' più accurato, giusto per rendere il tutto più uniforme.

Di conseguenza a questo aspetto, a volte tra i personaggi andava a perdersi quel più di spirituale che avrebbe dovuto legarli e, quindi, spiegare, giustificare e rendere realistiche le loro azioni o il loro modo di pensare nel momento in cui qualcosa si stava verificando. Tutto questo è ovviamente avvenuto in concomitanza con i bruschi cambi di scena, quindi non è un difetto ricorrente durante la narrazione e nemmeno così disturbante, una volta che si riesce a superare il momento di sconcerto iniziale. Alla fin fine i personaggi rimangono coerenti con loro stessi e non ci sono incongruenze nelle loro personalità o nel loro modo di porsi e pensare e agire, che poi in fin dei conti è quello che a me è interessato di più, quindi tanto di cappello. Se i personaggi mancano di realismo e di pathos, che non è il caso del romanzo di Alessio, per me è una partita persa in partenza. Ma dal momento che comunque l'autore ha saputo come gestire e compensare a questa piccola debolezza nel suo stile praticamente perfetto e scorrevole, per me non ha influito troppo negativamente nella lettura.

Sono i classici scivoloni che chiunque alle prese con un primissimo libro in assoluto farebbe, sono comprensibili soprattutto quando si testa lo stile, quando si cerca di dare un insieme omogeneo e uniforme a personaggi e storyline, ma anche quando ci si concentra sui dettagli principali (cronologia e logica, oppure il senso generale, il messaggio che si vuole mandare). È qualcosa di estremamente irritante da correggere, ve lo assicuro, perché una parola sbagliata potrebbe mandare all'aria l'intero romanzo, quindi tanto di capello per Alessio che è stato in grado di cavarsela egregiamente. Io sono felice che sia stato in grado di barcamenarsi con discreta abilità nei confronti di questo aspetto e sono curiosa di vedere come il suo modo di scrivere si sarà evoluto nei volumi successivi.

L'ultimo punto a sfavore è invece molto più soggettivo che oggettivo. A parte il mio odio viscerale per Laura che ha a che fare solo ed esclusivamente con il fatto che io e lei non saremo mai anime affini, visto il suo carattere, ho trovato che alcuni personaggi fossero un po'... troppo tutto. O almeno, questa è stata la sensazione che ho avuto all'inizio, mentre leggevo e ancora non avevo ben inquadrato nessuno di loro. Alla fine della lettura, però, questa sensazione si è in parte affievolita, dal momento che i personaggi principali trovano il loro posto nei due piani temporali sui quali si sviluppa la storia. Non si è completamente annullata, però, perché i personaggi esterni alla realtà di Areté e a quella che Enea vive nella sua dimensione più intima, non sono riusciti a scrollarsi di dosso questo aspetto. È stato quasi come se Alessio avesse voluto portare anche loro al pari dei protagonisti, quando invece trovo che i sidekicks e i personaggi secondari avrebbero fatto bene a rimanere molto più semplici e spogli. Sono ben caratterizzati, quindi il bisogno di doverli mettere al pari dei protagonisti non c'era. Comunque sarebbero rimasti ben chiari nella mente del lettore. Oltretutto, mantenerli un passo indietro ai protagonisti avrebbe fatto sì che le risposte a determinate situazioni in cui finiscono per ritrovarsi sarebbero state un po' più realistiche (e probabilmente io sarei riuscita a provare un minimo di simpatia per Laura).

disegno di Marianne Moresco (@novemberwords)

Se invece dovesse capitarvi di visualizzare il villain per eccellenza nei panni di Yzma da Le Follie dell'Imperatore nonostante la descrizione totalmente opposta, be'... Tranquilli, è normale. Non vi biasimo, perché è successo anche a me. Ha dato al villain quel non-so-che di extra ed eccezionale e ho finito per affezionarmici nonostante tutto. Insomma, non è un difetto; è il vostro cervello che fa il suo lavoro, quindi non preoccupatevi. 

*

E penso che questo dia inizio alla lista quasi infinita di ragioni per cui dovreste leggere il libro di Alessio, invece. Cercherò di non tediarvi troppo e di darvene almeno tre, le più importanti e quelle che hanno lasciato il segno, così da non annoiarvi e da non regalarvi un saggio che potrebbe convincervi dell'opposto. 

Punto primo: tematiche trattate - crossdressing e fluidità di genere. 

Ale ci presenta un personaggio principale che appartiene alla comunità LGBT+ e che finisce per doversi avvicinare al crossdressing per una serie di ragioni che non vi spoilero. Questo è importante perché il nostro giovane autore non si limita a presentare la questione come una semplice parentesi di cosplay e basta, come qualcuno potrebbe erroneamente pensare. Il crossdressing diventa un aspetto fondamentale e importante per il nostro protagonista, perché gli permette di esplorare una dimensione di sé molto più intima e profonda di quella che ci presenta durante la narrazione. 
Ale ci parla di questo aspetto della sua vita con semplicità, come se non fosse niente di strano e niente di nuovo perché è così che dovrebbe essere, però sta a noi lettori andare oltre, vedere cosa si nasconde dietro i panni di un alter ego e capire come quest'ultimo influenzi la crescita del protagonista in questione, il suo arco narrativo. 
Il crossdressing permette a Enea di accedere a una dimensione spirituale più privata e più delicata, lo aiuta a trovare un lato di sé che non pensava di possedere, una forza di cui avrà bisogno per affrontare tutti gli ostacoli che troverà sulla strada che sceglierà di percorrere. Lo aiuterà anche a fare i conti con la propria identità genere in modo tale da poter crescere e affermarsi prima con sé stesso e poi nel mondo che lo circonda. È un passo difficile, fondamentale, e il nostro protagonista trova il suo rifugio nonché la sua forza in questa pratica proprio perché gli permette di esplorare una dimensione intima e profonda che gli permetterà di riscoprire la propria vera forza. Enea è un po' la metafora del giovane adulto medio di oggi, che è alla ricerca della sua identità, di un punto di riferimento, di un'àncora alla quale aggrapparsi per poter restare a galla in una società che sta cambiando e si sta chiudendo sempre di più verso quello che non conosce. La sua storia e la sua esperienza sono una lezione di vita attraverso la quale Ale ci insegna che a volte, essere un po' egoisti e diventare gli eroi di sé stessi prima che degli altri, non è poi così sbagliato



Punto secondo: Heles e Areté.

Io ho a m a t o i capitoli ambientati ad Areté e che hanno visto Heles come protagonista. Tralasciando l'affinità spirituale che ho avuto con questo essere chelestiale (see what I did there?) che è davvero la purezza personificata, un personaggio devoto alla sua gente e al bene, alla giustizia (un po' come Ale), la fetta di mondo in cui Heles si muove e vive mi ha ricordato molto Atlantis, solo... rossa, gialla, color terracotta. Per quanto Areté sia un posto fittizio e per quanto rassomigli un Locus Amoenus, io mi sono sentita a casa, al sicuro e circondata da affetto, da speranza e da motivazione. Heles, con la sua bontà d'animo e il suo cuore grande, mi ha fatta sentire bene con me stessa, forte abbastanza da affrontare gli ostacoli della vita. Attraverso i suoi gesti e le sue parole mi ha riempito l'anima di benessere. Areté è un posto che grazie a lei trasuda calore spirituale, che ha un'energia talmente positiva e potente che è difficile che lasci il lettore indifferente.
Ho amato ogni singola virgola di questa linea temporale, la musicalità delle frasi, la bellezza spropositata dei luoghi che Ale ci descrive e in cui ci fa viaggiare. Ogni volta che tiravo su gli occhi dalla copia digitale, dovevo sbattere le palpebre per riprendere coscienza del mondo circostante, in quanto Areté è stata in grado di risucchiarmi nei suoi paesaggi senza sforzo. 
Pagherei oro per poterla visitare e per poter incontrare Heles che, al contrario di Enea, ci insegna invece che è giusto rendere coloro che amiamo una priorità, quando è necessario, soprattutto per proteggerli. È giusto prendersi cura di quanto riteniamo prezioso ed è giusto amare incondizionatamente, pregi e difetti compresi, senza però dimenticarsi di sé e della propria individualità. Senza annullarsi.
Trovo che questi due personaggi siano un connubio importante, due aspetti della realtà che molti ritengono o bianchi o neri e che pochi riescono a rendere propri e a trasformarli nelle sfumature di grigio di cui chiunque dovrebbe tenere conto. Heles ed Enea, attraverso le loro esperienze individuali, insegnano molto. Sono sì diversi tra loro, ma anche molto simili. Due metà di uno stesso insieme, il bianco e il nero, lo Yin e lo Yang: quello che non trovate nell'uno, è sicuramente nell'altro. Penso che per aiutare il lettore a crescere spiritualmente e a vedere la realtà da un punto di vista differente, meno ostile, siano entrambi estremamente necessari. Non riesco a pensare ad Areté come un romanzo in cui compare solo uno dei due. Sono i pilastri del libro in sé e trovo che siano anche personaggi interessantissimi, impossibili da odiare.

Punto terzo, forse un po' frivolo: Caius, il quale ha avuto un'evoluzione importante durante il corso della storia


Caius che potrebbe benissimo essere il mio bookish boyfriend. Lui è l'emblema dell'essere umano medio, quello che tenta di fare del bene per proteggere chi ama, senza tenere però conto dell'insieme più grande e importante. È il personaggio classico che è disposto a tutto pur di salvare chi è importante dalla perdizione e a volte sbaglia, ma appunto per questo è il messaggero più importante dell'intera storia, a mio parere. Nonostante gli errori, nonostante le ferite e nonostante si ritroverà a un certo punto con le spalle al muro, ferito nello spirito e senza più niente per cui combattere, Caius non si arrende. Ha una forza d'animo spaventosa, e trovo che sia il suo tratto più affascinante, assieme ai numerosi difetti che possiede e che lo rendono il personaggio più realistico nel cast e al quale mi sono sentita estremamente vicina. Certo, non sempre è dalla parte della ragione. Certo, alcune sue azioni non sono giuste né giustificabili, ma è proprio quello che lo rende più umano di tutti, quello che mi ha fatto stringere il cuore e che mi ha portata a ragionare, a questionare cosa fosse corretto e cosa no. È un personaggio molto più complesso e articolato di quello che sembra, affatto scontato, ed è il classico spirito un po' solitario e tormentato. Forse ho visto in lui un po' di Evan (il protagonista della mia storia), forse ho un debole in generale per i personaggi come Caius, ma non sono riuscita a non prenderlo a cuore. Con gli insegnamenti che lascia a fine lettura, poi, trovo che sia la ciliegina sulla torta di tutto il romanzo.
Tutto questo senza nulla togliere agli altri personaggi, anche loro portatori di propri messaggi e paladini di qualche aspetto della vita in particolare. Personaggi che comunque partono un po' indefiniti ma che si concretizzano a mano a mano, quasi come se grazie al viaggio di Enea, che vivono al suo fianco, riuscissero a propria volta a trovare sé stessi e a definirsi. Sono un po' l'uno il catalizzatore dell'altro, ma sono anche ben chiari nella loro individualità. Certo, stanno crescendo ma sono facilmente distinguibili e ognuno di loro ha caratteristiche personali uniche; è impossibile confonderli, è impossibile dimenticarsi di qualcuno o non affezionarsi. E questo vale anche per Laura, che è forse l'unico personaggio che vorrei poter non incontrare di nuovo, ma questo è un problema molto soggettivo che ho con lei e non ho intenzione di lasciare che prenda il sopravvento nella recensione di questo romanzo favoloso.


Un romanzo che, per cercare di concludere questa recensione infinita, è un solido esordio. Essendo il primo di una trilogia, trovo che gli aspetti negativi elencati all'inizio abbiano un ampio margine di miglioramento. Sono davvero curiosa di vedere come si evolverà la storia nei volumi successivi e come si evolverà e concretizzerà lo stile di Ale, che di per sé è già ben definito e fluido, molto evocativo. Forse una parte di me spera di ritrovare lo stile più sereno e tranquillo con cui ci ha raccontato di Areté nel libro, piuttosto che quello con cui ha parlato di Enea, forse perché quando penso ad Ale, penso a quei capitoli nello specifico. È il modo in cui lui si presenta anche come persona, il suo modo di pensare e di esprimersi. Se volete conoscere Ale nel profondo e capire che tipo di persona è, leggete il suo libro e lo troverete ovunque, ma in particolare ad Areté, nei gesti e nei pensieri di Heles.

In questo primo volume ha messo l'anima, un'anima ancora un po' tentennante che non ha bene idea di che strada prendere, ma che sono sicura si mostrerà più decisa nei volumi successivi. Alla fine l'autore cresce con i propri personaggi e vedere come Enea maturerà, come gli altri si approcceranno a una nuova avventura, a un nuovo capitolo, mi rende euforica. Sono entusiasta di poter crescere con loro, di poter avere altri assaggi di questo piccolo angolo di mondo, e semplicemente non vedo l'ora.

A conclusione di questa recensione posso dire di essere stata molto felice di aver invaso lo spazio vitale di Ale, ormai un anno fa, perché in caso contrario non sarei mai riuscita a conoscere un mondo così bello, uno spazio sicuro, un'oasi di serenità spirituale, e un cast di personaggi eclettico ma che ha come unico scopo quello di insegnare la giustizia, l'amore, l'amicizia a chi sceglie di intraprendere il viaggio al fianco di Heles ed Enea.
Non dico che sarà il libro migliore che leggerete quest'anno, ma sicuramente sarà un libro che vi farà pensare, che vi regalerà qualcosa e che vi strapperà inevitabilmente un sorriso, forse una lacrima. Vi riempirà di positività e vi lascerà la sensazione di essere arrivati a casa dopo un lungo viaggio. Lascerà il segno.

Perciò oggettivamente parlando le tre stelle e mezza non gliele toglie nessuno. Soggettivamente parlando, quattro stelle perché il legame affettivo che ho nei confronti di questo romanzo è forte e non me la sento di ignorarlo. Voi però leggetelo, mi raccomando. La semplicità con cui Ale ci racconta la sua storia, è quello di cui ogni mente e ogni cuore ha bisogno nei momenti più difficili. 
E detto questo, io mi ritiro. Fatemi sapere se lo avete letto e se vi è piaciuto, perché sono curiosa. 

Un bacione a tutti voi, ma soprattutto ad Ale, di cui sono fiera in un modo che è impossibile esprimere a parole, a Marianne Moresco per aver disegnato tutti i personaggi del libro e a Gerry per aver dato forma a Enea e ad Heles, ma anche a Elisa Baricchi che è una santa donna con una santa pazienza, nonché a tutto il team di Decima Musa Edizioni che ha lavorato duramente per far sì che Areté vedesse la luce. Un toccasana per l'anima, giuro. 

A presto, 

Sam.

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