19 novembre 2016

The lovely bones (Sam's ones) - Book review #1

"Leggi questo libro!" mi hanno detto.

E io l'ho fatto. Oh, puoi scommetterci che l'ho fatto. E poi ho impiegato tre giorni per scrivere questa recensione. Vuoi sapere per quale motivo? Allora continua a leggere questo piccolo post, caro Reader. Non resterai deluso, una volta giunto alla fine.

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Non so davvero da dove cominciare. Non ho mai sentito parlare di questo libro prima che una delle mie più care amiche me lo nominasse. Non sapevo molto della trama e non ho voluto saperne di più, quando ho scelto di comprarlo. Sapevo, però, che fosse il giusto volume in cui immergersi completamente a scatola chiusa, quindi l'ho fatto. Ho seguito il mio istinto e non me ne pento.

Susie Salomon muore. Qualcuno la uccide e nasconde il suo cadavere dopo averlo fatto a pezzi.
Questo è quello che vi serve sapere del romanzo, una storia che ruota attorno alla... ricerca. E ai sentimenti, alla perdita, alla giustizia. All'amore. E a molte altre cose che scoprirete pagina dopo pagina.

Non sapevo davvero cosa aspettarmi da questo libro, a essere onesta. Pensavo che avrei letto qualcosa a metà tra un noir e un thriller, forse un horror, ma ammetto avermi stupita e sorpresa in tanti modi diversi. È una storia molto profonda che dà molto al lettore. Non posso però raccontarvi cosa vi troverete leggendola, altrimenti sarebbe spoilerare tutto e non riuscireste a capire e apprezzare questo romanzo nel modo che merita. Ma posso dirvi per quale ragione io l'abbia amato e cosa, invece, mi abbia fatto storcere il naso.

Cercherò di essere professionale, d'accordo? Ma nessuna promessa.

 

Comincerò dalle cose che ho trovato un po' strane e non completamente "okay" per questo tipo di romanzo, così poi potrete godervi quelle che ho apprezzato fino in fondo.

I protagonisti sono tutti tredici/quattordicenni a inizio romanzo e questo va bene così, soprattutto perché per buona parte di esso li ritroviamo confusi, persi, intenti a cercare di muovere questi primi passi verso le persone che sono, che vogliono diventare e che diventeranno. Stanno imparando a conoscersi e, ancora una volta, va perfettamente bene. Il problema che ho avuto con questa premessa è che sembrano, in qualche modo, apparire come degli esperti d'amore. Sono pronti a esplorare ogni singola accezione e inclinazione di questo sentimento, a entrarci a occhi completamente bendati e senza pensare alle conseguenze. Sembrano quasi atteggiarsi a persone dalla vita vissuta, quando in realtà sono ancora agli inizi e ancora devono viverla, questa benedetta vita.

Mi viene da pensare a quando io avevo la loro età. Sesso e amore inteso come innamorarsi di un'altra persona non erano minimamente nel mio radar o nei miei interessi, ma non perché fossi già nerd (e quindi senza una vita sociale fin da quando portavo il pannolino), quanto pittusto perché la mia vita era piena di tante cose diverse e interessanti a cui pensare. Senza contare che non fossi poi così matura -- e anche qui, non per una questione di naïveté, ma principalmente perché non c'erano gli elementi perché io, o chiunque altro coetaneo, potesse costruirsi una maturità tale.
Sapevo a malapena cosa significasse fare dei figli e come l'intero processo si svolgesse, se proprio vogliamo mettere le carte in tavola ed essere imbarazzanti fino in fondo. E questi ragazzi, quelli che sono i protagonisti del nostro romanzo, si comportano come adulti fatti e formati. Devo ammettere averlo trovato un po' estremo, soprattutto perché la storia è ambientata negli anni '70.
Senza contare l'ilarità che ha scatenato in me l'idea che una bambina di dieci anni scarsi fosse perfettamente in grado di guidare una macchina verso l'ospedale, con il fratello nei sedili posteriori che sta soffocando. Cioè, io nemmeno arrivavo ai pedali; lei cos'era, la Donna Allungabile de Gli Incredibili?
Però fa nulla; le cose perfette non esistono e le piccolezze come queste possono anche essere relegate in un angolo.


Ammetto poi di aver trovato il libro un po' troppo prevedibile in alcuni punti, e non mi ha fatta impazzire il modo in cui l'autrice, Alice Sebold, ha descritto e sviluppato i personaggi di Ruth e Abigail. La prima è un'amica-barra-conoscente della nostra protagonista, e sembra intenta a scoprire la propria sessualità e quello che essa comporta tra le mura scolastiche. È un personaggio che sta sempre nei retroscena, che nessuno considera davvero, e all'improvviso diventa importante alla trama e al suo svolgersi. Non c'è molto senso, soprattutto visto e considerato che accade all'improvviso e non ci sono elementi che facciano intendere un cambiamento graduale. Senza contare che alla fine del romanzo, non è che lei abbia fatto poi così tanto. Sembra importante, appare come tale, e tu, Reader, ti aspetti molto, ma nulla accade che possa confermare queste tue aspettative o l'importanza famigerata che viene proiettata su questo personaggio.

Abigail invece è la madre di Susie e non so... Un personaggio molto piatto, non propriamente sviluppato e che scende a patti con la perdita e il dolore in modo troppo freddo e superficiale. L'ho immaginata, durante la lettura, come un poligono sfocato e vuoto; non riuscivo a darle una forma e nemmeno una specifica caratterizzazione. E questa è stata la cosa che più mi ha infastidita, perché penso che tra tutti quelli presentati nel romanzo, il suo sia l'unico personaggio che non ho veramente capito. È un po' un peccato, perché è uno dei principali e avrebbe dovuto ricevere un po' più di cura e attenzione, a mio parere.
In più, ha la tendenza di fuggire dalle responsabilità, di nascondersi e tornare indietro quando tutto è risolto, quando le cose si fanno più semplici e quando sa di non avere nulla che possa esserle addossato. Questo aspetto, non lo nego, l'ho proprio odiato, detestato nel profondo. Proprio come ho odiato il killer e il modo in cui l'autrice l'ha descritto proprio perché, ancora una volta, nonostante fosse uno dei personaggi principali e che seguiamo più da vicino, non gli è stato dato il giusto spazio o la giusta importanza. Meh.

Non ho davvero compreso la ragione dietro questa scelta, perché dal momento che Susie è la nostra narratrice (il libro è narrato infatti in prima persona, dal suo punto di vista) dovremmo avere un close up su ognuno dei personaggi. Un focus molto più delineato e definito, che ci permetta di conoscerli sì dal punto di vista di Susie, ma anche da un punto di vista più profondo, dal momento che lei è in grado di sentire pensieri ed emozioni che si annidano nel profondo di ognuno dei personaggi. Può vedere quello che sognano, i loro desideri più forti e anche i loro ricordi. E penso che questo sia un aspetto fantastico, perché è proprio in modo astratto che Alice Sebold ha scelto di farci conoscere tutto il coro di personaggi che si muove nella storia. Sfortunatamente, non ci ha dato poi un quadro così definito, considerando che ha lasciato andare molti personaggi. Se poi si vuole guardare al fatto che molti altri siano stati costruiti divinamente, quasi rasenti alla perfezione, allora doppio peccato; avevano tutti un ottimo potenziale, ma alcuni non hanno ricevuto lo spazio che avrebbero meritato.

Riguardo quello che ho amato di questo libro, invece, scelgo di parlarvi di un aspetto in particolare, ossia del modo in cui Jack ama sua figlia. Profondamente e incondizionatamente. Come ogni padre dovrebbe amare il proprio figlio.

Ho adorato il modo in cui cerca di proteggere gli altri due figli, la sua dedizione per la famiglia e la moglie. E a volte, lo capisco, il suo amore è stato troppo, altre volte ha dovuto compensare il dolore che prova. Però è un buon personaggio, forse il migliore di tutto il romanzo, e l'ho amato. Sarebbe meglio dire che ho amato il modo in cui Susie guarda a lui, un uomo che le ha dato tutto nel bene e nel male e che ancora continua a farlo anche ora che lei non c'è più. Ho sentito dentro, nel profondo, ogni sua singola emozione ed è il personaggio a cui ho avuto l'impressione di essermi legata di più.

Il modo in cui Alice Sebold ci descrive il suo ruolo come padre, marito ed essere umano è delizioso; il rapporto che aveva con la figlia, così profondo e prezioso che mi ha ricordato quello che ho io con il mio. È realistico e perfetto, anche con i piccoli difetti che vanno di pari passo con i momenti più iconici, i momenti d'oro. La mia parte preferita, poi, è stata sicuramente quella legata alla nave in bottiglia. Veramente forte e heartbreaking.

Ho anche apprezzato in particolar modo l'idea di Paradiso che l'autrice fornisce attraverso le percezioni di Susie. Il suo spazio personale è pieno di quelle piccole cose che per lei avevano valore, quando era in vita, e pieno di ricordi. È semplice e meraviglioso e penso che dia tanto al lettore.

A prescindere dal fatto che il ritmo narrativo non fosse così regolare, penso che i sentimenti più importanti siano stati ben descritti e che il lettore possa identificarsi in ognuno dei personaggi. Ho amato la suspense e ho trovato che Alice Sebold sapesse come accaparrarsi le attenzioni, come catturare il lettore e tenerlo tutto per sé, per il proprio romanzo.

Alla fin fine, tutti concorderemo sul fatto che i miei sentimenti siano sepolti da qualche parte con gli amabili resti di Susie e non sono più sicura di avere un'anima o un cuore, ma sono dettagli. Però questo è ciò che so: questo libro è stata una lettura da 4.5/5 stelline, per me, e non smetterò mai di consigliarlo. Non ne resterete delusi, ve lo prometto.

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