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20 gennaio 2021

Le cinque letture più deludenti del 2020 | Bookish Talk #9

Ed eccoci tornati alla seconda parte di questa lista chiacchiericcia. Questa volta parliamo dei libri che per me sono stati una delusione.



Onestamente di letture scarsine ne ho accumulate un bel po', quest'anno; parlando in termini oggettivi, alcuni libri sono stati davvero pessimi dal punto di vista della qualità della storia e dei personaggi in sé. Però questa volta vorrei fare qualcosa di diverso, anziché mettere qui una lista quasi infinita di tutti quei romanzi che mi hanno fatto storcere il naso, seguiti dalla lista di ragioni pressoché interminabile per le quali, semplicemente, non funzionano, non stanno in piedi nemmeno se li si accompagna a un palo di ferro ritto. 

Questa volta vorrei parlarvi delle cinque letture dalle quali mi aspettavo una storia grandiosa ma che, per una ragione o per l'altra, hanno finito per deludermi

E voi direte: ma Sammie-che-legge-libri! Cosa cambia dal post dell'anno scorso? 

Eh

Che questa volta metto da parte la mia oggettività e il mio occhio critico e vi parlo di libri che voi potreste avere amato e adorato, ma che io avrei voluto buttare fuori dalla finestra o usare come potenziale materiale per art and craft (cosa in cui sono estremamente negata). Non sentitevi attaccati o screditati (come capita ogni volta che nomino il mio odio profondo per Shadowhunters, per intenderci), perché se a voi sono piaciuti, tanto di capello! Farò un po' fatica a comprendere il vostro punto di vista, ma prometto che mi impegnerò - e badate che questo non significa che cambierò idea a riguardo. 

Quindi insomma, mettiamoci comodi e provvediamo a spuntare la top five dei libri più deludenti dell'anno appena passato.


Al quinto posto c'è The Sidekicks, di Will Kostakis, un autore australiano.


Riconosco di aver dovuto cercare il titolo su Goodreads, perché proprio non ricordo quasi nulla. È tra le delusioni proprio per questo: mi aspettavo una storia struggente di un'amicizia fotonica che poi è andata a perdersi per una serie di ragioni. Invece sono rimasta molto indifferente a tutto, non sono nemmeno riuscita a sentire la pesantezza, la sofferenza e il disorientamento che spesso seguono un lutto. 

Non saprei dire se sono io a essere tarata male, se l'ho letto da troppo vecchia (eh, i quarti di secolo...!) o se sia proprio un difetto del libro, ma la voglia di piangere c'è stata in chiusura della storia perché non avevo provato niente, le mie aspettative erano crollate dalla prima all'ultima e io mi ero ritrovata solo frustrazione per le mani. 



Al quarto posto troviamo Anger is a Gift, di Mark Oshiro.


Mi aspettavo un romanzo molto più di impatto, che discutesse in maniera più matura e costruttiva il problema delle armi in America, la questione della discriminazione razziale, della ghettizzazione. Invece mi sono ritrovata una storia instalove che si sviluppa con uno schiocco delle dita e si conclude nella tragicità più totale e immotivata nello spazio di un battito di ciglia. Senza parlare delle dinamiche di relazione tra tutti i personaggi che per certi versi sono sembrate molto forzate e poco realistiche. Non sono stata capace di affezionarmi a nessuno e, devo riconoscere, il protagonista mi è stato molto antipatico fin da subito; troppo piagnone. Riconosco che sarebbe stato molto più interessante leggere le storie dei personaggi secondari, molto più caratterizzati e con più spessore rispetto al protagonista.

Penso che comunque sia un romanzo valido, forse per coloro che cercano un'infarinatura molto immatura e approssimativa, piuttosto che una storia che trascina nel cuore della questione da un punto di vista realistico, individuale e sociale.



Al terzo posto c'è Wonders of the Invisible World di Christopher Barzak, una delle ultime letture del 2020.


Onestamente? Confusionario, senza capo né coda e con delle spiegazioni buttate lì a caso, senza approfondimento. Sono uscita da questa lettura più perplessa che mai e ancora una volta senza nulla per le mani. I protagonisti molto flat, senza spessore e molto inclini all'instalove. C'è proprio un momento di nulla totale, due parole dolci dette dal bonazzo di turno e BAMM: INNAMORAMENTO. Poi poco importa se si parli di omofobia o di Realismo Magico, perché nessuna delle due cose è approfondita a dovere né viene trattata con il giusto peso. È stato un libro un po' vuoto, molto confusionario, come vi ho detto all'inizio, e ho fatto una fatica immane a concluderlo.

Non so nemmeno cosa dire per bilanciare un po' questo parere. Non ho trovato lati positivi a parte, forse, lo stile che è molto curato e un po' ricercato, ma comunque pulito e semplice, senza pretese. Eppure non è sufficiente. Non potete vedere mentre scrivo, ma a questo punto del commento avrò storto le labbra minimo cinque volte.



Al secondo posto c'è Jane Eyre di Charlotte Brontë.


Dirò poco, pochissimo, perché ancora oggi mi fa arrabbiare il solo pensiero di quello che ho letto. 

Dirò che nonostante capisca perché abbia fatto parlare di sé e sia diventato il capolavoro dell'autrice, non capisco come molte persone ritengano Jane un modello di vita e la sua relazione con Rochester il genere di relationship goal a cui tutti dovrebbero puntare. Lui è manipolatore e rude, maleducato, e la tratta come una pezza. Lei romanticizza questo aspetto ed è presuntuosa e petulante. Io non so chi dei due sia peggio. Però va be': immagino si siano trovati.


Il primo posto spetta a Frankissstein, di Janette Winterson.


Mi aspettavo un retelling di Frankenstein in chiave queer, con tanti bei topic relativi alla fetta del mondo che porta i colori arcobaleno, e invece ho trovato un romanzo pressoché erotico, con qualche elemento Sci-Fi buttato in mezzo e dei protagonisti estremamente... sbagliati. Dal punto di vista dei ragionamenti, degli atteggiamenti e del modo di parlare. Non lo so, non mi ha fatto impazzire. Per la maggior parte i concetti e i dialoghi erano insulti mascherati da scherzi, ma a me non ha fatto ridere, anzi. Spesso mi sono sentita mortificata per la protagonista.

Penso che nel complesso il problema di fondo sia stato nel fatto che non fosse il mio genere di lettura solito, quindi uscire dalla comfort zone in modo così drastico non ha sicuramente giovato alla mia opinione in relazione a questo libro. Forse tra tutti è quello a cui sono più disposta a dare una seconda possibilità, ora che ho capito la trama di fondo; magari riesco a capire il messaggio che l'autrice voleva far passare e che io, evidentemente, ho mancato a piedi pari. 



Detto questo, l'articolo si conclude qui. 

Fatemi sapere cosa ne pensate a riguardo, se avete letto qualcuno di questi libri e magari avete avuto un'opinione differente. Io sono curiosa di sapere che cosa vi ha deluso tra tutte le letture che avete portato a termine e per quale ragione. Oltretutto, sono aperta a suggerimenti.

Grazie per essere arrivati fin quaggiù. A presto!


Sam.


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